"Magic" Johnson

Earvin "Magic" Johnson (nato il 14 agosto 1959) è stato un leggendario giocatore dei Los Angeles Lakers nella National Basketball Association (NBA), considerato tra i più forti di tutti i tempi, e insieme a Michael Jordan e Larry Bird, rivali e grandi amici, rivoluzionò il gioco nel corso degli anni '80. Giocando come guardia, vinse cinque titoli NBA con la sua squadra (1980, 1982, 1985, 1987 e 1988), oltre ad aver guidato la sua università, la "Michigan State University", ad un titolo NCAA nel 1979. Johnson è inoltre l'unico rookie (matricola) nella storia della lega americana ad aver vinto il premio "NBA Finals Most Valuable Player Award", il premio per il miglior giocatore delle finali, nel 1980. Solo quattro giocatori hanno vinto consecutivamente un titolo NCAA e quello NBA.
Nato a Lansing, Michigan, Johnson si guadagna il soprannome che lo ha reso celebre, "Magico", già al liceo dopo una partita da 36 punti, 18 rimbalzi e 16 assist. Dotato di un talento e di un carisma fuori dal comune era in grado di eseguire spettacolari e precisissimi passaggi smarcanti.

Conosciuto non come un grande marcatore, Johnson si distingueva in tutti gli altri aspetti del gioco, dagli assist, arte nella quale era secondo solo a John Stockton (ex-playmaker degli Utah Jazz), ai rimbalzi, alla difesa.
Si trattava di un giocatore atipico per quel periodo e, per questo, rivoluzionario e di enorme impatto, grazie ai suoi 204 centimetri che non gli impedivano di giocare come playmaker, ruolo solitamente adatto a giocatori più bassi.

Il titolo NCAA
Il passaggio dal liceo all'università vide "Magic" confermare le sue qualità. Divenne in breve tempo il leader indiscusso della squadra degli Spartans, cioè Michigan State, portandola nel 1979 alla vittoria nella finale del campionato NCAA contro i Sycamores della Indiana State University, guidati da Larry Bird. Ancora oggi la finale del 1979 tra Michigan State e Indiana State rimane la partita di college più vista della storia del campionato. L'anno seguente passò alla NBA.

I Los Angeles Lakers
Molti temevano che "Magic" potesse in un certo senso "sgonfiarsi" all'impatto con la lega preofessionistica, fatto che accadeva, e accade tuttora, a molti promettenti giocatori universitari. Al contrario, però, Johnson sfruttò l'occasione per fare il definitivo salto di qualità, affermandosi già al suo primo anno come un elemento di grande spicco, riuscendo ad inserirsi in un team ricco di storia e stelle e molto competitivo, vincendo, come già detto, il premio "NBA Finals Most Valuable Player Award", il premio per il miglior giocatore delle finali, alla sua prima stagione nel 1980, quando addirittura giocò la sesta gara di finale contro i Philadelphia 76ers segnando 42 punti, ricoprendo il ruolo di centro al posto dell'infortunato Kareem Abdul-Jabbar.
Con "Magic", i Lakers vincono in totale cinque campionati NBA: 1980, 1982, 1985, 1987 e 1988. Per tre anni, "Magic" vince l'NBA MVP Award (il premio per il giocatore dell'anno della NBA), nel 1987, 1989 e 1990. Probabilmente per la franchigia di Los Angeles questi sono gli anni migliori.
"Magic" si conferma un giocatore rivoluzionario e completo, pronto per essere utilizzato in ogni ruolo, anche se è come playmaker che ha lasciato un segno indelebile nella storia della NBA e della pallacanestro mondiale.
Gli allora emergenti Red Hot Chili Peppers, rock band losangelena, gli dedicano una canzone dell'album Mother's Milk (1989) intitolandola proprio Magic Johnson.

Le cifre
Le sue statistiche parlano da sole: 6559 rimbalzi, 10141 assist, 17707 punti (media di 19.5 punti per partita). Per tre volte fu il miglior marcatore dei Lakers, nel 1987, 1989, 1990, e due volte il miglior rimbalzista, nel 1982 e 1983. Il suo stile rispecchiava la sua personalità altruista, creando un gioco spettacolare e ricco di passaggi "no-look" (senza guardare a chi si passa la palla) e fantasiosi, contribuendo allo "showtime" dei mitici Los Angeles Lakers degli anni '80.

Il dramma dell'AIDS
Il 7 novembre 1991 il mondo del basket e dello sport mondiale è scosso da una notizia tremenda: Magic Johnson annuncia inaspettatamente il suo ritiro, dopo essere risultato positivo al test HIV. Sarà l'inizio di una nuova sfida, che il giocatore affronterà con lo stesso vigore e grinta dimostrata sul parquet. Secondo recenti fonti mediche Magic ha scarse possibilità di sviluppare l'AIDS.

Barcellona 1992: il "Dream Team"
La carriera di "Magic", però, non termina così. Qualche mese dopo il suo annuncio, torna in campo a grande richiesta, prendendo parte a quello che diventerà famoso come il leggendario "Dream Team" originale, vincendo l'oro olimpico a Barcellona 1992 insieme a due altre leggende della pallacanestro, gli amici Michael Jordan e Larry Bird. Per tutta la durata dei Giochi Olimpici viene assediato dai fans, dai giornalisti e da altri atleti, tutti desiderosi di manifestare il loro sostegno e la loro solidarietà al campione, diventato un simbolo internazionale.

Il breve ritorno nella NBA
Dopo le Olimpiadi, "Magic" scatenò la gioia dei suoi ammiratori anniunciando la sua intenzione di tornare a giocare, firmando un nuovo contratto nel settembre del 1992, sempre con i suoi Los Angeles Lakers, giocando, però, solo per due mesi, ritirandosi definitivamente nel novembre dello stesso anno, a causa anche di dissidi interni con alcuni giocatori come NIck Van Exel.

I riconoscimenti
Nel corso della stessa stagione, i Lakers hanno ritirato, in segno di rispetto e di gratitudine, il suo numero di maglia, il 32, che non indosserà più nessuno.
Dopo il suo ritiro, Johnson è stato inserito nella prestigiosa Basketball Hall of Fame, il "tempio" del basket.

La battaglia contro l'AIDS
Dopo le sue battaglie sul campo da gioco, "Magic" continua a lottare anche fuori, partecipando attivamente alla lotta contro la malattia che aveva prematuramente messo fine alla sua carriera, impegnandosi a fondo in raccolte di fondi con la "Magic Johnson Foundation", per la ricerca scientifica, e conducendo campagne di sensibilizzazione, che ebbero un forte effetto grazie alla notorietà ed alla stima di cui godeva l'ex-campione NBA.
Ancora oggi è uno dei nomi più noti della lotta all'AIDS in tutto il mondo.
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