Kobe Bryant |
Kobe Bean Bryant nasce a Filadelfia il 23 agosto del 1978.
Kobe Bryant gioca solitamente come guardia tiratrice, ma all'occorrenza può ricoprire i ruoli di playmaker e ala piccola. Viene considerato uno dei migliori giocatori NBA di tutti i tempi. Dal 1999 ad oggi, infatti, è stato sempre incluso ogni anno nel primo, secondo o terzo quintetto All-NBA, e, sempre dal 1999, viene annualmente convocato per partecipare all'All-Star Game. Anche dal punto di vista difensivo viene considerato fra i migliori, essendo stato inserito in 8 delle ultime 9 stagioni nel primo o secondo miglior quintetto difensivo. Nel 1996, all'età di 17 anni, decide quindi di fare il grande salto tra i professionisti e si dichiara elegibile per il Draft NBA senza passare per il college, pratica poco diffusa allora e divenuta poi più comune, prima dell'introduzione di un limite di età per l'ingresso nella lega professionistica. Viene scelto dagli Charlotte Hornets al primo giro come numero 13 assoluto; subito dopo, però, gli Hornets cedono ai Los Angeles Lakers i diritti su Bryant in cambio del ventottenne centro Vlade Divac, che dopo sette stagioni ai giallo-viola passa così in Eastern Conference. I Lakers, prima di orchestrare lo scambio, allestirono un provino per testare le qualità del giovane Kobe (che tra l'altro sperava di essere scelto proprio dai Lakers) e ne furono conquistati. Inoltre, Los Angeles aveva appena messo sotto contratto il centro più forte sul mercato, Shaquille O'Neal, e non aveva dunque più bisogno di Divac.
Durante la prima stagione a Los Angeles Bryant, riserva di Eddie Jones e di Nick Van Exel, totalizza 7,6 punti di media a gara. Sempre nell'anno da rookie si aggiudica lo Slam Dunk Contest (la gara delle schiacciate) dell'All-Star Game precedendo Chris Carr e Michael Finley. Nei playoff Kobe mostra di essere ancora acerbo: nella partita decisiva della serie contro gli Utah Jazz (persa 4-1) tira corto per ben due volte, e il compagno Van Exel critica la scelta del coach Del Harris di aver fatto gestire all'inesperto Bryant i possessi palla decisivi. L'annata successiva vede Bryant raddoppiare la sua media punti, che sale a 15,4 punti a partita. Allo stesso tempo comincia a mostrare le sue qualità: il voto dei tifosi lo inserisce nel quintetto base per l'All-Star Game di New York (record come più giovane starter nella storia della rassegna), mentre al termine dell'annata viene eletto come secondo miglior sesto uomo dell'anno dietro solo a Danny Manning. I Lakers fanno strada nei playoff e arrivano sino alla finale di Conference, ma vengono nuovamente sconfitti da Utah, con un secco 4-0. Per l'anno seguente, a seguito delle cessioni di Van Exel e Jones, l'ormai ventenne Bryant si guadagna la divisa di titolare nel ruolo di guardia. Kurt Rambis, ex giocatore NBA proprio con i Lakers, sostituisce il licenziato coach Del Harris; la squadra, dopo una regular season piena di alti e bassi, raggiunge solo le semifinali di Conference, venendo eliminata dai San Antonio Spurs, poi campioni NBA. Nell'estate 1999 Rambis viene degradato a viceallenatore e come nuovo coach arriva Phil Jackson, già sei volte campione NBA con i Chicago Bulls. Subito i Lakers vincono tre titoli NBA consecutivi, nel 2000, nel 2001 e nel 2002, terzo three-peat per Jackson, dopo i due con i Bulls. Sconfitti dai San Antonio Spurs nei playoff del 2003, i Lakers arrivano, tra non poche vicissitudini, alle finali nel 2004, dove perdono a sorpresa contro i Detroit Pistons. L'accesso alla finale avviene soprattutto grazie all'acquisto ad inizio anno di elementi come Karl Malone e Gary Payton, giocatori storici della NBA entrati in una fase calante della loro carriera e decisi ad inserirsi in un team già costruito per vincere il titolo NBA, titolo che non erano ancora riusciti a vincere (Payton vi riuscirà poi con i Miami Heat nel 2006). I rapporti con O'Neal, da sempre burrascosi, si rovinano del tutto a seguito dello scandalo che toccherà Bryant circa l'ipotesi di stupro, a causa di frasi dello stesso Bryant che, non sapendo di essere registrato, chiamavano in causa O'Neal. Ad ogni modo, agli occhi di molti osservatori i rapporti fra i due sono peggiorati negli anni anche a causa della crescita di Bryant come giocatore, a cui faceva da contraltare la fine della fase di assoluto dominio di O'Neal. Quest'ultimo accettava sempre meno l'ipotesi di dover lasciare la scena e diventare il "secondo" della coppia, permettendo a Bryant di prendere in mano la squadra nei momenti decisivi e garantendo, probabilmente, il prolungamento di una dinastia vincente ai Lakers. A seguito della sconfitta nelle finali NBA del 2004 contro Detroit, Bryant decide di testare il mercato dei free agent, ma il 15 luglio 2004 sigla un rinnovo con i Lakers per sette anni, per la cifra di 136,6 milioni di dollari. Contestualmente, venendo a conoscenza del fatto che il proprietario dei Los Angeles Lakers Jerry Buss era intenzionato a tenere Bryant, O'Neal chiese di essere ceduto, ponendo fine di fatto ad una squadra che aveva dominato l'inizio del millennio. Va notato che O'Neal vincerà poi un titolo a Miami con gli Heat nel 2006, dove fece coppia con il nuovo astro nascente Dwyane Wade, una guardia atletica e talentuosa al quale O'Neal non fece nessuna fatica a cedere la leadership della squadra (tant'è che fu proprio Wade ad essere meritatamente nominato MVP, most valuable player, di quelle finali). All'addio di Shaq, si accompagna quello di coach Jackson e di alcuni giocatori del nucleo storico dei Lakers (Derek Fisher, Rick Fox). Riparte tutto da Bryant. Dopo un breve periodo sotto coach Rudy Tomjanovich e Frank Hamblen, Jackson torna ad allenare i Lakers, che oltre a Bryant hanno poche sicurezze nel roster (sostanzialmente, quel che rimane della contropartita per la cessione di O'Neal, ovvero Lamar Odom). Bryant è inizialmente fiducioso circa i piani dirigenziali, ma dopo tre anni con una mancata partecipazione ai play-offs e due eliminazioni al primo turno, chiede garanzie circa le ambizioni del club, fino a paventare la richiesta di cessione. La mancata acquisizione di Jason Kidd per non privarsi del giovane ma acerbo centro Andrew Bynum fa montare Bryant su tutte le furie. Tuttavia, l'acquisto di Pau Gasol nel mercato di riparazione nel 2008 proietta i Lakers di nuovo in finale (dove perdono però contro i Boston Celtics, più nettamente di quanto dica il 4 a 2 conclusivo). Il 22 gennaio 2006 ha stabilito il secondo miglior punteggio di tutti i tempi in una singola partita nella storia NBA, segnando 81 punti contro i Toronto Raptors, guidando i Lakers alla vittoria per 122-104. Significativo il fatto che i Lakers stessero perdendo di 18 punti nel terzo quarto: ciò valorizza ancor di più la prestazione di Bryant, ottenuta per far vincere la propria squadra e in un contesto competitivo; la prestazione di Bryant ha visto segnare 21/33 da due punti, 7/13 da tre punti e 18/20 ai tiri liberi, ai quali vanno aggiunti 6 rimbalzi, 2 assist, 3 palle recuperate ed 1 stoppata. 14 punti nel primo quarto, 12 nel secondo e due spaventose realizzazioni di 27 e 28 punti nei due quarti finali. La sua prestazione è seconda solo ai 100 punti messi a segno da Wilt Chamberlain il 2 marzo 1962 con i Philadelphia Warriors contro i New York Knicks. Sempre in quella stagione, il 20 dicembre 2005, ha segnato 62 punti in tre quarti di gioco contro i Dallas Mavericks, con 30 punti nel solo terzo quarto. Al momento di andare in panchina, senza più rientrare per l'ultimo quarto di gioco, Bryant aveva segnato appunto 62 punti contro i 61 dell'intera compagine avversaria, cosa mai accaduto in precedenza dopo tre quarti di gioco. Inoltre ha chiuso la stagione segnando 35.4 punti a partita, il che lo proietta nella top 10 per punti a partita segnati in una stagione, secondo solo a Michael Jordan, Elgin Baylor e naturalmente a Wilt Chamberlain. Tra gennaio e febbraio del 2007, segna 40 o più punti in nove gare consecutive, migliore di sempre ancora dopo Chamberlain. Nel luglio 2006 è stato operato ad un ginocchio, pertanto è stato costretto a saltare i mondiali di pallacanestro che si sono tenuti in Giappone tra agosto e settembre. Il 22 marzo 2007 diventa il quarto giocatore nella storia a segnare almeno 50 punti in 3 partite consecutive (con Wilt Chamberlain, Michael Jordan ed Elgin Baylor), il primo a riuscirci dal 1987, quando ci riuscì Jordan. Supera anche questo record due giorni dopo, segnando altri 50 punti che lo portano ad essere il secondo giocatore NBA dopo Wilt a fare un poker "over 50" (65-50-60-50). Ad onor della cronanca, la partita successiva segna 43 punti. Le prestazioni fra l'altro valgono un record vittorie-sconfitte di 4-0 (dopo un periodo molto negativo per la squadra, con serie anche di 6 sconfitte consecutive). Il ritorno alle Finals ed il quarto anello (dal 2008 ad oggi) Bryant affronta Courtney Lee degli Orlando Magic La bella stagione dei Lakers vissuta nel 2007-2008 fa vincere finalmente a Bryant il premio di Miglior Giocatore della Lega (MVP), riuscendoci dopo 12 anni di carriera NBA. I Lakers, tuttavia, tornati alle finali per la prima volta dalla sconfitta del 2004, vengono sconfitti dai Boston Celtics 4-2. Il 2 febbraio 2009 sempre con i suoi Los Angeles Lakers realizza una prestazione da incorniciare al Madison Square Garden contro i New York Knicks mettendo a referto 61 punti che rappresentano il record nella lunga storia dello stadio della Grande Mela; il precedente record di punti apparteneva a Bernard King che il giorno di Natale del 1984 totalizzò 60 punti. Diventa anche co-MVP dell'All Star Game 2009 a parimerito con l'ex-compagno di squadra Shaquille O'Neal, riproponendo per una gara la coppia del three-peat tra 2000 e 2002. La stagione 2008-2009 conferma i Lakers come una delle migliori squadre, e nella regular season ottengono il secondo record assoluto una partita solamente dietro i Cleveland Cavaliers. Il 14 giugno 2009 vince per la prima volta il premio come MVP delle finali, giocata dai suoi Lakers contro i sorprendenti Orlando Magic (4-1 il risultato finale della serie), diventando il primo giocatore dai tempi di Jerry West nel 1969 a mantenere una media di almeno 32,4 punti e 7,4 assist in una serie ed il primo dopo Michael Jordan ad avere una media di almeno 30 punti, 5 rimbalzi e 5 assist per una squadra che abbia vinto il titolo. I suoi 162 punti totali lo vedono al quarto posto assoluto della storia per un singolo giocatore in una serie di finale di 5 partite giocate. La successiva stagione si apre subito con un Bryant che, anche a causa dell'infortunio di Pau Gasol, raccoglie subito ancor più responsabilità offensive sforando quota 40 punti in ben 4 partite delle prime 11. Il 17 novembre 2009 contro i Detroit Pistons, allo Staples Center di Los Angeles, Bryant mette a referto proprio 40 punti: è la centesima volta nella sua carriera che realizza almeno 40 punti; meglio di lui hanno fatto Michael Jordan, 173 volte sopra i 40, e Wilt Chamberlain, 271 volte. Il 1º febbraio 2010, Bryant diventa il miglior marcatore dei Los Angeles Lakers con 25 208 punti in carriera, sorpassando Jerry West. È un realizzatore prolifico, e ha al suo attivo, all'ottobre 2009, una media di 25,1 punti a partita, da aggiungere ad uno score medio di 4,9 assist, 5,2 rimbalzi e 1,5 palle rubate. È anche un abile tiratore da tre punti: a pari merito con Donyell Marshall, infatti, detiene il record NBA di triple realizzate in una sola partita, 12. Al febbraio 2009 la sua media nel tiro dal campo è del 45,5%, da 3 è del 34,1% e dai liberi è dell'84%. Gli oltre 25 000 punti totali realizzati, infine, lo pongono al 12º posto tra i migliori marcatori NBA di sempre, secondo tra quelli in attività, dopo Shaquille O'Neal.
|
< Precedente | Prossimo > |
---|
|
Popolari |
---|
Ultime Notizie |
---|
|
Il Portale | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|
|
|
Inserzionisti | |||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|
|
Cerca |
---|
Siti Amici |
---|
|